Il risveglio dei sentieri – Victoria DeBlassie & Connor Maley, Residenza d’Artista 2021*

Borgo Museo | Nuove Opere 2019 – 2021

* La Residenza d’Artista 2021 (seconda edizione) è un progetto a cura di CCT-SeeCity per la Pro Loco di Castagno, realizzato con il contributo della Fondazione Caript nell’ambito del bando Per la cultura #iorestoattivo 2021 e patrocinato dal Comune di PistoiaClicca qui per vedere foto e video.


ITALIANO | English below

La vita

Victoria DeBlassie è un'artista di origine americana che vive e lavora a Firenze. Il suo nome per esteso è Victoria Anne DeBlassie, ma il suo nome d'arte è solo Victoria DeBlassie. Nata a Albuquerque, New Mexico nel 1987, non è solo una scultrice ma una artista di paesaggi e di installazioni. Si è laureata in Scultura e Ceramica all'Università del New Mexico nel 2009 e in Scultura e Installazione al California College of the Arts nel 2011. A gettare le basi nel mondo dell’arte è stato il suo background familiare: “Essendo figlia di un’artista e di uno psicologo, sono naturalmente interessata all'arte, alla psicologia, alla salute mentale, al significato dei sogni e ad altri concetti psicologici. Inoltre, crescere nel New Mexico ed essere un mix di varie origini tra cui nativi americani, messicani, spagnoli e italiani mi ha fatto investire in queste culture e per questo motivo ho scelto di vivere in Italia perché nella mia vita adulta volevo capire in modo concreto una delle culture da cui provenivano i miei antenati”. I suoi antenati sono infatti originari di Viggiano, in provincia di Potenza in Basilicata. All'Università in California ha conosciuto il marito Connor Robert DeMaley (Connor Maley in arte), che studiava nel programma di scrittura creativa. Nel 2012 Victoria ha ricevuto una borsa di studio Fulbright per studiare in Italia l'importanza degli agrumi nella cultura italiana, che includeva l'esecuzione della sua idea di applicare tecniche di concia alle bucce di agrumi, per creare un nuovo tipo di pelle e lo studio di come la storia degli agrumi contribuisce al valore culturale che viene costruito e decostruito. Così sono arrivati insieme a Firenze. Da quando si è trasferita, Victoria insegna arte in varie istituzioni culturali fiorentine e, come artista visiva, partecipa in tutta Italia a mostre e residenze che non stiamo qui ad elencare perché la lista sarebbe davvero troppo lunga! “Nella mia pratica artistica sono come un etno-archeologa che estrae elementi dai miei immediati dintorni per scoprire resti materiali e detriti e cosa dicono questi sulla vita contemporanea, i valori culturali e il loro rapporto con la storia. Ri-contestualizzo oggetti e materiali scartati per creare arte che suggerisca l'eccesso della cultura materiale, nonché il cambiamento e lo sviluppo nel tempo. Usando la storia, la forma e la funzione innate dei rifiuti come punto di partenza, applico vari processi artigianali per riformulare l'identità della materia acquisita, a volte invitando interazioni sociali dai materiali rielaborati. Poiché i pezzi della cultura contemporanea - utili all'interno della società in un determinato momento - diminuiscono di valore perché diventano inutili, scarti, abusati, fuori moda o antiquati, è fondamentale accentuare il valore culturale ed ecologico del fatto a mano e riutilizzo creativo dei materiali nel modo in cui sono attualmente impegnati: raccogliendo spazzatura, cercando nella nostra massa sempre più ammassata per portare alla luce e creare un nuovo tipo di vitalità”.

Connor Maley è uno scrittore, insegnante e traduttore nato nel 1984 e cresciuto in varie parti di Washington, DC e Baltimore, MD, negli Stati Uniti. Dal 2012 vive a Firenze con la moglie, l’artista Victoria DeBlassie. Il suo nome completo sarebbe Connor Robert DeMaley ma firma i suoi testi come Connor Maley. Si è laureato nel 2007 presso la Mount Saint Mary's University in Letteratura Iberica, Filosofia e Teologia e nel 2011 presso il California College of the Arts in Scrittura Creativa. Negli ultimi anni ha pubblicato, mostrato ed eseguito i suoi lavori partecipando a numerosi festival e residenze e pubblicando su varie riviste. I suoi scritti, racconti e brani tratti da romanzi in corso sono pubblicati su testate sia nazionali che internazionali: “La mia scrittura è tipicamente basata su narrazioni di fantasia, siano esse brevi o romanzi, così come frammenti poetici e sequenze di prosa, e attraversano una vasta varietà di questioni tematiche e confronti, spesso riguardanti identità, nazionalità, traumi, guarigione, mitologie ancestrali, dolore e sofferenza psicologica, un mondo in continuo tumulto e cambiamento e come gestire una vita all'interno di essa, storia e coscienza storica, nonché come coltivare una vita di significato nel mondo di oggi dove così spesso quel significato può sembrare sempre più messo in pericolo o in difficoltà”. Ormai da anni scrive anche in italiano.

La poetica

Victoria DeBlassie è un'artista multidisciplinare di installazioni che ricontestualizza oggetti e materiali di scarto per suggerire l'eccesso della cultura materiale e l'impatto umano sull'ambiente. Le sue passioni e interessi personali si intrecciano bene con la sua professione e la sua arte in generale. Essendo cresciuta nel New Mexico, è stata fortemente influenzata dalla cultura del sud-ovest del deserto e per questo motivo, le sue opere d'arte hanno spesso ruotato attorno alla conservazione tramite processi termici, all'uso di materiali naturali e sono state spesso ispirate soprattutto dalle credenze dei nativi americani sul rispetto della terra, attraverso un uso saggio dei materiali, senza sprechi. Un altro aspetto importante della cultura del Nuovo Messico è il Curanderismo, che è un modo di guarire attraverso il rituale e l'uso di materiali naturali, vale a dire le erbe. Questa nozione e pratica ha quindi influenzato il suo lavoro, poiché l’artista crede che l'arte possa fornire una forma di guarigione e per questo motivo tende a utilizzare materiali naturali nel suo lavoro o materiali che una volta provenivano dalla natura e sono stati poi elaborati per mettere in discussione il rapporto dell'umanità con il mondo naturale, nel tentativo di guarire e riconoscere il ruolo dell'umanità nella crisi ambientale contemporanea: “Il mio processo nella creazione della mia arte è legato al Curanderismo poiché c'è un senso di rituale attraverso la raccolta di materiali, che spesso comporta una raccolta rituale quotidiana di materiali dalla mia comunità locale, che si tratti di bucce di frutta, storie, ombrelli o fondi di caffè”. Ha anche avuto l'opportunità di collaborare con il marito Connor. Tutto è iniziato in modo naturale con la partecipazione alla loro seconda residenza artistica insieme a De Liceiras 18 a Porto, in Portogallo, nel 2014. In questa occasione hanno notato che c’era una connessione tra ciò che lei stava facendo visivamente e ciò che lui stava scrivendo e questo ha acceso le indagini sull'intersezione delle loro rispettive pratiche artistiche. Insieme hanno partecipato a varie residenze e recentemente anche in piccole città come Messejana, in Portogallo nel 2019 e Castelbottaccio, in Italia nel 2020: “Qui abbiamo notato che il nostro legame con le persone e la terra è molto più forte in un ambiente rurale che urbano e di conseguenza la nostra opera d'arte prodotta in quel periodo è il risultato degli ambienti ricchi di creatività e della nostra connessione emotiva con le persone. Queste esperienze positive hanno ispirato sia Maley che io ad avvicinarci alle nostre rispettive arti in un modo più esperienziale che porta a amicizie durature e profondi legami con la città in cui siamo ospitati”.

Connor Maley è la scrittura in persona: impossibile incontrarlo senza carta e penna, molto probabile vederlo chinato sul suo taccuino. Le narrazioni nei suoi scritti tendono ad assumere formati non tradizionali e a non seguire le tipiche norme tradizionali di trama o sviluppo, ma piuttosto operano in un modo che cerca di fondere insieme le temporalità tra passato, presente e futuro, in modo da dare voce a più punti di vista, così “come i modi socio-linguistici di consegnare quella narrazione e lo stato psichico delle persone che raccontano la storia o le storie”. Le sue passioni e interessi riguardano la filosofia, la narrativa, la teologia e la psicologia, tematiche che forniscono una base per tutto: “Mi interessano principalmente le persone e le loro storie, le storie delle loro famiglie, le storie da dove veniamo e cosa ci ha formato, cosa portiamo e cosa condividiamo, compreso il dolore e le gioie. Sono una persona che è sempre cresciuta e ha vissuto in città, mi piace colmare il divario urbano-rurale e celebrare le aree rurali del nostro mondo e dare loro tanta importanza ed essenzialità come tendiamo a dare così facilmente alle città, credendo che c'è una relazione simbiotica tra i due aspetti che il mondo urbano spesso ignora. La cultura del cibo è un fattore di enorme importanza per me, tradizioni locali, folklore locale, rivalità socio-politiche all'interno di quartieri o città, e in breve ogni elemento microscopico e macroscopico di una società, la cultura di un paese, una regione, una città, un luogo che rende quel luogo quello che è”. L’aspirazione di Connor anche nei lavori in collaborazione con la moglie è quello di stabilire connessioni vere e vincolanti con le persone che fanno parte della comunità e di ascoltare prima di tutto, con lo stare insieme, sentendo storie e scambiando esperienze. È questo l'aspetto fondamentale dell'intero processo creativo: usare quel legame e scambio reciproco come una sorta di quadro da cui partire per fare un salto in avanti e creare una sorta di lavoro che cerchi non semplicemente di riflettere, con esattezza, quelle esperienze, ma piuttosto di legare quelle esperienze insieme alla storia locale della città e alla cultura, per creare qualcosa che trascende sì il tempo o la specificità, ma che si sente anche radicato nel tempo e nella specificità allo stesso tempo; qualcosa che sarebbe impossibile senza creare amicizie e connessioni autentiche all'interno della città e del suo ambiente. Le storie, le culture, le città e le loro popolazioni sono, agli occhi dell’artista, tutti aspetti estremamente fragili, e il suo approccio è sempre quello di proteggere e prendersi cura di queste cose come preoccupazioni primarie e con il massimo rispetto e cura, incoraggiando e cercando il coinvolgimento e il contributo della comunità, assicurandosi di rappresentare le realtà del passato, del presente e del futuro desiderato della specifica località: “Gran parte di questo nostro approccio deriva da recenti esperienze simili a Castelbottaccio in Molise e a Messejana, nella regione portoghese dell'Alentejo, entrambi piccoli villaggi estremamente intimi nelle aree rurali del paese dove l'impegno e il coinvolgimento della comunità era non solo l'obiettivo ma era quasi impossibile da evitare, e direi che questo ha davvero trasformato il nostro approccio a certi tipi di residenze, in quanto il legame umano con le persone che ci vivono e lo sviluppo di relazioni autentiche e durature è diventato incredibilmente fondamentale per la permanenza complessiva della residenza nonché per le opere stesse. È qualcosa che trascende le nozioni di "residenza" o anche "arte" ma diventa qualcosa di profondamente e avvincentemente umano e duraturo”.

L’opera a Castagno

Victoria DeBlassie ha lavorato insieme a Connor Maley al progetto Il risveglio dei sentieri, un racconto di parole e arte visiva che valorizza i sentieri che connettono Castagno ai paesi limitrofi: “Un modo sia per me che per mio marito di spingere al limite il potenziale creativo delle nostre rispettive pratiche artistiche, che per me implica la realizzazione e l'esposizione permanente di opere d'arte che appartengono al di fuori dei confini di una galleria e per mio marito un modo di rendere i suoi scritti più esperienziali”. Nello specifico, Victoria ha realizzato due installazioni sui sentieri locali scelti insieme a Connor che rispondono alle sue storie, creando delle pseudo-pietre strutturate con una rete metallica e riempite di foglie secche raccolte lungo i sentieri esplorati insieme a Connor, combinando l’interesse per l'escursionismo e le storie locali apprese dagli abitanti della zona. L'intento è quello di commentare il cambiamento nel tempo, facendo riferimento contemporaneamente ai muri di pietra e alle rovine trovate nelle narrazioni su come è stato costruito il borgo di Castagno di Piteccio, utilizzando le pietre del castello per creare un nuovo paese. Alla ricerca di una quotidianità e un legame non trovato fra i paesi circostanti e Castagno, la rete scelta da Victoria è volutamente oscillante. I sassi sono leggeri come foglie secche che si trascinano da un posto all’altro e le foglie cambieranno volutamente nel tempo, nella creazione di una nuova realtà e riflessione sulla storia e le pietre di racconti fatte con sassi non sassi. I siti scelti hanno tratto spunto dalla rete di sentieri che tagliano il territorio di Castagno, creando un intervento visivo, sui vari segnali dei sentieri escursionistici preesistenti, attraverso la realizzazione di cartelli in legno tagliati al laser con sequenze poetiche. Victoria è stata responsabile della creazione della struttura e della grafica della segnaletica, mentre Maley del testo, anche se ovviamente entrambi sono stati direttamente coinvolti nello sviluppo della reciproca parte della collaborazione: “In questo modo, la narrativa e la letteratura esperienziale diventano un'esperienza artistica a corpo intero che è interattiva, a differenza del normale modo fisicamente passivo di ricevere una narrazione”. L'idea è anche quella di collegare Castagno a diverse parti, arterie e paesi vicini, per incoraggiare più persone a oltrepassare i propri confini ed esplorare i percorsi più frequentemente e con un approccio sensoriale diverso: “Collegando passato e presente, mito e storia, tempo e luogo, la comunità locale e noi stessi artisti outsider, la nostra installazione segnaletica stimolerà contemporaneamente uno scambio di comunità internazionale sfidando anche i modi tradizionali di vivere la letteratura e mettendo in discussione i modi tradizionali di vedere l'arte in un galleria o un museo lanciando quelle esperienze nella natura selvaggia e nelle sue colline”. L’idea iniziale dell’installazione doveva riguardare le leggende orali locali e basare su di esse storie contemporanee, lasciando che la narrazione si dipanasse sui pali dei percorsi escursionistici lungo i sentieri. Tuttavia, dopo aver parlato con la gente del posto e aver scoperto l'assenza di mito codificato, Connor ha invece utilizzato interpretazioni locali di storie di origine storica contestate e piene di lacune mescolate con la vita quotidiana per creare meta-storie. Poiché i sentieri non erano delimitati in modo sicuro come sperato, sono stati scelti come sede dell’opera i due ingressi escursionistici più importanti sui lati opposti della città, installando vari segnali con frammenti di narrazioni posizionati nella direzione del luogo in cui la genesi delle storie è derivata dal borgo.

Connor Maley, in connubio con la moglie Victoria DeBlassie, ha realizzato Il risveglio dei sentieri, tracciando un cammino attorno Castagno fatto di storie suggerite in qualche modo dal territorio, dai suoi luoghi e dalle sue persone, in direzione dei paesi limitrofi: Signorino, Piteccio e San Mommè. Con sette cartelli in legno di racconti collocati in due aree opposte di “confine”, da una parte presso la Stazione di Castagno in direzione di Signorino e dall’altra al bivio che, seguendo Via Valle e Vigna, e superata Casa Paloscia, porta appunto a La Vigna - frazione castagnola - e poi proseguendo agli altri due paesi, Piteccio o San Mommè. L’idea iniziale dell’installazione doveva riguardare le leggende orali locali e basare su di esse storie contemporanee, lasciando che la narrazione si dipanasse sui pali dei percorsi escursionistici lungo i sentieri. Tuttavia, dopo aver parlato con la gente del posto e aver scoperto l'assenza di mito codificato, Connor ha invece utilizzato interpretazioni locali di storie di origine storica contestate e piene di lacune mescolate con la vita quotidiana per creare meta-storie. Poiché i sentieri non erano delimitati in modo sicuro come sperato, sono stati scelti come sede dell’opera i due ingressi escursionistici più importanti sui lati opposti del borgo, installando vari segnali con frammenti di narrazioni, posizionate nella direzione del luogo in cui la genesi delle storie è derivata e dal paese. Connor ha selezionato 7 sequenze poetiche tratte dai 12 racconti scritti, ispirati alle storie locali come alle leggende riferite al castello da cui ha avuto origine Castagno e alla sua leggendaria regina Ansa oppure a particolari episodi come quello sugli scarponi alla stazione, un aneddoto di Michela e Riccardo, abitanti del borgo. È possibile leggere sia i 7 estratti, riportati a laser sui cartelli in legno, che le 12 storie in versione integrale sul sito di Castagno - www.castagnodipiteccio.it (vedi di seguito) - sia in italiano che in inglese. Prossimamente, sarà possibile inoltre ascoltare gli estratti in podcast realizzati dallo stesso artista che ha intenzione così di sviluppare il progetto castagnolo, registrando la sua voce mentre interpreta i racconti che lui stesso ha scritto e che Castagno gli ha ispirato. L’idea è quella di costruire una visione completa utilizzando fili incompleti o spezzati, più o meno allo stesso modo in cui Castagno è stato costruito con le rovine distrutte del precedente castello. Victoria DeBlassie ha curato la struttura e la grafica della segnaletica: “In questo modo, la narrativa e la letteratura esperienziale diventano un'esperienza artistica a corpo intero che è interattiva, a differenza del consueto modo fisicamente passivo di ricevere una narrazione”



ENGLISH

Biography

Victoria DeBlassie is an American-born artist who lives and works in Florence. Her full name is Victoria Anne DeBlassie, but her stage name is just Victoria DeBlassie. Born in Albuquerque, New Mexico in 1987, she is not only a sculptor but a landscape and installation artist. She graduated in Sculpture and Ceramics from the University of New Mexico in 2009 and in Sculpture and Installation from California College of the Arts in 2011. Her family background laid the foundation for the art world: “Being the daughter of an artist and a psychologist, I am naturally interested in art, psychology, mental health, the meaning of dreams and other psychological concepts. Furthermore, growing up in New Mexico and being a mix of various origins including Native Americans, Mexicans, Spanish and Italians made me invest in these cultures and for this reason I chose to live in Italy because in my adult life I wanted to understand in a concrete way. one of the cultures my ancestors came from”. Her ancestors are in fact originally from Viggiano, in the province of Potenza in Basilicata. At the University of California, she met her husband Connor Robert DeMaley (Connor Maley in art), who was studying in the creative writing program. In 2012 Victoria received a Fulbright scholarship to study the importance of citrus fruits in Italian culture in Italy, which included carrying out her idea of ​​applying tanning techniques to citrus peels, to create a new type of skin and study of how the history of citrus fruits contributes to the cultural value that is built and deconstructed. So they arrived together in Florence. Since she moved, she Victoria teaches art in various Florentine cultural institutions and, as a visual artist, she participates throughout Italy in exhibitions and residences that we are not here to list because the list would be too long! “In my artistic practice I am like an ethno-archaeologist who extracts elements from my immediate surroundings to discover material remains and debris and what they say about contemporary life, cultural values ​​and their relationship with history. I re-contextualiSe discarded objects and materials to create art that suggests the excess of material culture, as well as change and development over time. Using the innate history, form and function of waste as a starting point, I apply various artisanal processes to reformulate the identity of the acquired matter, sometimes inviting social interactions from the reworked materials. Since pieces of contemporary culture - useful within society at a given moment - diminish in value because they become useless, discarded, abused, out of date or antiquated, it is essential to accentuate the cultural and ecological value of handmade and creative reuse of materials in the way they are currently engaged: picking up garbage, searching our increasingly massed mass to unearth and create a new kind of vitality”.

Connor Maley is a writer, teacher and translator born in 1984 and raised in various parts of Washington, DC and Baltimore, MD, in the United States. Since 2012 he has lived in Florence with his wife, the artist Victoria DeBlassie. His full name would be Connor Robert DeMaley but he signs his lyrics as Connor Maley. He graduated in 2007 from Mount Saint Mary's University in Iberian Literature, Philosophy and Theology and in 2011 from California College of the Arts in Creative Writing. In recent years he has published, exhibited and performed his works by participating in numerous festivals and residencies and publishing in various magazines. His writings, short stories and excerpts from current novels are published in both national and international newspapers: "My writing is typically based on fictional narratives, be they short or novels, as well as poetic fragments and prose sequences, and a wide variety of thematic issues and confrontations, often concerning identity, nationality, trauma, healing, ancestral mythologies, psychological pain and suffering, a world in constant turmoil and change and how to manage a life within it, history and historical consciousness, as well as how to cultivate a life of meaning in today's world where so often that meaning can seem increasingly endangered or in difficulty”. For years he has also been writing in Italian.

Philosophy

Victoria DeBlassie is a multidisciplinary installation artist who recontextualises waste objects and materials to suggest the excess of material culture and the human impact on the environment. Her personal passions and interests intertwine well with her profession and her art in general. Having grown up in New Mexico, she was heavily influenced by the culture of the desert southwest and for this reason, her artworks have often revolved around conservation through thermal processes, the use of natural materials and have often been inspired above all from the Native American beliefs about respect for the earth, through a wise use of materials, without waste. Another important aspect of New Mexico culture is Curanderism, which is a way of healing through ritual and the use of natural materials, namely herbs. This notion and practice has therefore influenced his work, as the artist believes that art can provide a form of healing and for this reason he tends to use natural materials in his work or materials that once came from nature and were then elaborated to question humanity's relationship with the natural world, in an attempt to heal and recognise humanity's role in the contemporary environmental crisis: "My process in the creation of my art is linked to Curanderism as there is a sense of ritual through the collection of materials, which often involves a daily ritual collection of materials from my local community, be it fruit peels, stories, umbrellas or coffee grounds". She also had the opportunity to team up with husband Connor. It all started naturally with participating in their second artistic residency together with De Liceiras 18 in Porto, Portugal in 2014. On this occasion they noticed that there was a connection between what she was doing visually and what he was doing. he was writing and this sparked inquiries into the intersection of their respective artistic practices. Together they have participated in various residences and recently also in small towns such as Messejana, in Portugal in 2019 and Castelbottaccio, in Italy in 2020: "Here we have noticed that our bond with people and the land is much stronger in a rural environment than urban and consequently our work of art produced in that period is the result of the environments rich in creativity and our emotional connection with people. These positive experiences have inspired both Maley and I to get closer to our respective arts in a more experiential way that leads to lasting friendships and deep bonds with the city in which we are hosted”.

Connor Maley is the writing in person: it’s impossible to meet him without his pen and paper, it’s very likely to see him bent over his notebook. The narratives in his writings tend to take non-traditional formats and not follow typical traditional rules of plot or development, but rather operate in a way that seeks to blend together the temporalities of past, present and future, in order to give voice to more points of view, as well as “the socio-linguistic ways of delivering that narrative and the psychic state of the people who tell the story or stories”. His passions and interests are in philosophy, fiction, theology and psychology, themes that provide a basis for everything: "I am mainly interested in people and their stories, the stories of their families, the stories where we come from and what it formed us, what we carry and what we share, including pain and joys. I am a person who has always grown up and lived in the city, I like to bridge the urban-rural gap and celebrate the rural areas of our world and give them as much importance and essentiality as we tend to give to cities so easily, believing that there is. a symbiotic relationship between the two aspects that the urban world often ignores. Food culture is a factor of enormous importance to me, local traditions, local folklore, socio-political rivalries within neighborhoods or cities, and in short every microscopic and macroscopic element of a society, the culture of a country, a region, a city, a place that makes that place what it is". Connor's aspiration also in his work in collaboration with his wife is to establish true and binding connections with the people who are part of the community and to listen first of all, by being together, hearing stories and exchanging experiences. This is the fundamental aspect of the entire creative process: to use that mutual bond and exchange as a sort of framework from which to take a leap forward and create a sort of work that seeks not simply to reflect, exactly, those experiences, but rather to tie those experiences together with the local history of the city and culture, to create something that transcends time or specificity, but which also feels rooted in time and specificity at the same time; something that would be impossible without creating authentic friendships and connections within the city and its environment. Stories, cultures, cities and their populations are, in the eyes of the artist, all extremely fragile aspects, and his approach is always to protect and take care of these things as primary concerns and with the utmost respect and care. , encouraging and seeking the involvement and contribution of the community, making sure to represent the realities of the past, present and desired future of the specific location: "Much of our approach derives from recent similar experiences in Castelbottaccio in Molise and in Messejana, in Alentejo region of Portugal, both extremely intimate small villages in rural areas of the country where community engagement and involvement was not only the goal but nearly impossible to avoid, and I would say this has really transformed our approach to certain types of residences, as the human bond with the people who live there and the development of authentic and lasting relationships has incredibly fundamental for the overall permanence of the residence as well as for the works themselves. It is something that transcends the notions of "residence" or even "art" but becomes something deeply and compellingly human and lasting”.

Artwork in Castagno

Victoria DeBlassie has worked together with Connor Maley on the project Il risveglio dei sentieri (The awakening of the paths in English), a story of words and visual art that enhances the paths that connect Castagno to the neighbouring villages: "A way for both my husband and me to push to the limit the creative potential of our respective artistic practices, which for me involves the creation and permanent display of works of art that belong outside the confines of a gallery and for my husband a way of making his writings more experiential”. Specifically, Victoria has made two installations on the local paths chosen together with Connor that respond to his stories, creating pseudo-stones structured with a wire mesh and filled with dry leaves collected along the paths explored together with Connor, combining the interest in hiking and local stories learned from the locals. The intent is to comment on the change over time, referring simultaneously to the stone walls and ruins found in the narratives on how the village of Castagno di Piteccio was built, using the stones of the castle to create a new town. In search of an everyday life and a link not found between the surrounding villages and Castagno, the network chosen by Victoria is deliberately fluctuating. The stones are as light as dry leaves that drag themselves from place to place and the leaves will change deliberately over time, creating a new reality and reflection on history and the stones of stories made with stones not stones. The sites chosen were inspired by the network of paths that cut through the territory of Castagno, creating a visual intervention on the various signs of the pre-existing hiking trails, through the creation of laser-cut wooden signs with poetic sequences. Victoria was responsible for creating the structure and graphics of the signage, while Maley for the text, although obviously both were directly involved in developing the mutual part of the collaboration: "In this way, narrative and experiential literature become an experience. full-body art that is interactive, unlike the normal physically passive way of receiving a narration”. The idea is also to connect Castagno to different parts, arteries and neighbouring villages, to encourage more people to cross their borders and explore the paths more frequently and with a different sensory approach: "Connecting past and present, myth and history, time and place, the local community and ourselves outsider artists, our signage installation will simultaneously stimulate an international community exchange while also challenging traditional ways of experiencing literature and questioning traditional ways of seeing art in a gallery or a museum launching those experiences in the wilderness and its hills". The initial idea of ​​the installation was to concern local oral legends and base contemporary stories on them, letting the narration unfold on the poles of the hiking trails along the paths. However, after talking to the locals and discovering the absence of codified myth, Connor instead used local interpretations of contested and gap-filled historical origin stories mixed with everyday life to create meta-stories. As the trails were not delimited as securely as hoped, the two most important hiking entrances on opposite sides of the city were chosen as the location of the work, installing various signs with narrative fragments positioned in the direction of the place where the genesis of the stories is derived from the village.

Connor Maley, in conjunction with his wife Victoria DeBlassie, has created The awakening of the paths, tracing a path around Castagno made of stories suggested in some way by the territory, its places and its people, in the direction of the neighboring countries: Signorino, Piteccio and San Mommè. With seven wooden signs of stories placed in two opposite "border" areas, on one side at the Castagno station in the direction of Signorino and on the other at the crossroads which, following Via Valle e Vigna, and past Casa Paloscia, leads precisely in La Vigna - a castagnola hamlet - and then continuing on to the other two villages, Piteccio or San Mommè. The initial idea of ​​the installation was to concern local oral legends and base contemporary stories on them, letting the narration unfold on the poles of the hiking trails along the paths. However, after talking to the locals and discovering the absence of codified myth, Connor instead used local interpretations of contested and gap-filled historical origin stories mixed with everyday life to create meta-stories. Since the paths were not delimited as securely as hoped, the two most important hiking entrances on opposite sides of the village were chosen as the site of the work, installing various signs with fragments of narratives, positioned in the direction of the place where the genesis of the stories is derived and from the country. Connor has selected 7 poetic sequences taken from the 12 written stories, inspired by local stories as well as the legends referring to the castle from which Castagno and his legendary queen Ansa originated or to particular episodes such as the one on the boots at the station, an anecdote by Michela and Riccardo, inhabitants of the village. It is possible to read both the 7 extracts, laser printed on the wooden signs, and the 12 stories in full version on the Castagno website - www.castagnodipiteccio.it ​​(see below) - both in Italian and in English. Soon, it will also be possible to listen to the podcast extracts made by the artist himself who intends to develop the Castagnolo project, recording his voice while he interprets the stories that he himself wrote and that Castagno inspired him. The idea is to build a complete vision using incomplete or broken threads, in much the same way that Castagno was built with the destroyed ruins of the previous castle. Victoria DeBlassie oversaw the structure and graphics of the signage: "In this way, narrative and experiential literature become a full-body artistic experience that is interactive, unlike the usual physically passive way of receiving a narrative”.



Victoria DeBlassie: Website | Instagram – Connor Maley: Website | Instagram