#GiornataDelContemporaneo

Un paese per tornare la sera


Un paese per tornare la sera - La mostra di Pieralberto Luzzana al Borgo Museo di Pistoia

Una mostra a Castagno dedicata a Castagno, tenutasi dal 18 al 25 ottobre 2020 presso gli spazi della Pro Loco. Una serie di dipinti che l’artista Pieralberto Luzzana, castagnolo da qualche anno, ha realizzato negli ultimi tempi traendo ispirazione dal paese in cui ha scelto di abitare.

La mostra, ospitata dalla Pro Loco, è stata visitabile da domenica 18 (vernissage) e domenica 25 (finissage) ottobre in occasione delle Giornate FAI d'Autunno 2020. Per chi se la fosse persa e chi se la volesse rivedere, eccola qui (sopra) in una foto gallery a cura della nostra Rachele Salvioli; così potremo sempre tornare a vagare per i vicoli e le piazzette di Castagno attraverso queste pennellate! CdP staff

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Chi è Pieralberto Luzzana? Prima di farvi leggere la sua biografia, ve lo raccontiamo con le parole del suo vicino di casa, e amico, il fumettista Riccardo Innocenti.

Una curiosità: i due, insieme al pittore Luciano Gelli, sono i tre artisti della Rive Gauche di Castagno (che vi avevamo presentato nel post Gli artisti della “Rive Gauche”).

Non è da tutti poter ammirare il muro della propria casa ritratto più e più volte, e poter scorgere, tra le pennellate, talvolta demonietti e vecchi mercanti che sembrano usciti dalla mente di Bruegel o Bosch, talvolta volti di donna o seducenti fate nude. Io ho questa fortuna da quando Pieralberto Luzzana ha deciso di venire a vivere nella casa di fronte alla mia, in quella che in paese era nota come “Casa delle Fate”.

Pieralberto Luzzana, pittore castagnolo, e già qui si potrebbe discutere… Certo sentendolo parlare, non si può non notare il suo accento, chiaramente orobico, che il lungo periodo vissuto a Novara non ha minimamente scalfito (e mi auguro resista anche alle contaminazioni toscane!) il quale rivela i suoi natali e la sua formazione, personale e culturale. Eppure Pieralberto è più Castagnolo di tutti noi, che qui ci siamo nati o, come me, ci siamo venuti a vivere, per scelta certo, ma partendo da non troppo lontano. Lui ha posto una distanza molto più ampia, fra il suo vivere quotidiano e suoi affetti, siano essi di sangue o di amicizia, quindi il suo sforzo è stato più deciso rispetto al nostro. Certo non ha fatto centinaia di chilometri per venire a vivere a Castagno! Chi l’ha mosso è stato l’Amore (che come si sa, “move il Sole e l’altre stelle”) per Sarah, quindi qualcuno potrà obiettare che poi non è stato uno sforzo così immane venire ad abitare in collina, ma anzi una scelta quasi irrinunciabile. Ma il punto non è questo, semmai ci interessa il fatto che lui e Sarah abbiano deciso di venire a vivere in questo borgo sperduto e quasi disabitato, e che nella terra Pieralberto abbia affondato le mani per piantare radici, aspettando quasi due anni per riprendere in mano pennelli e tavolozza. Due anni nei quali ha annusato l’aria, cercato di capire la gente, osservato i movimenti dei gatti, ma soprattutto del Sole sul muro di casa mia, che nel frattempo è stato rintonacato e dipinto di un verde veneziano il quale ha stimolato la sua fantasia a immaginare esserini invisibili rincorrere i camini che apparivano e sparivano seguendo il ciclo del Sole. Quando ha sentito il radicamento ben saldo ha cominciato a produrre prolificamente scorci di Castagno, quasi che questa nuova vita coincidesse con una nuova fase della sua pittura, perlomeno nei soggetti, con la riscoperta tra l’altro della pittura paesaggistica. In realtà non c’è una linea di demarcazione così netta, tant’è che Pieralberto spesso usa vecchi ritratti, sui quali raffigura dei paesaggi, fondendo le immagini e al tempo stesso il Pieralberto Castagnolo con quello precedente, stabilendo una continuità.

Le opere che possiamo ammirare oggi quindi non rappresentano un taglio col passato ma piuttosto una sua evoluzione, la tappa di un percorso iniziato da giovane apprendista presso lo zio pittore nel Bergamasco e continuato in tutti i suoi spostamenti, ricchi di suggestioni certo, ma che non lo hanno mai cambiato o plasmato in modo irreversibile, ma anzi gli hanno fornito un orizzonte narrativo più ampio. Questa mostra ospita anche alcune tavole a fumetti inedite realizzate in gioventù da Pieralberto. Quale occasione migliore per presentare un lavoro che si intitola “Un paese per tornare la sera” e che da il nome a questa mostra (non sto a dire quanto da autore di fumetti, questa cosa mi inorgoglisca!)? Pieralberto trae ispirazione anche dalla nona arte, una narrativa del tutto diversa dalla pittura che permette di raccontare storie in modo del tutto diverso. Non vorrei dilungarmi molto sui quadri presenti in questa mostra, perché rischierei di influenzare quello che è il percorso esplorativo del visitatore, in quanto ritengo la pittura di Pieralberto ricca di suggestioni che prima di parlare agli occhi, parlano alla mente e all’ anima, o a quel terzo occhio che ci permette di vedere o immaginare quella realtà nascosta alle tre dimensioni e la cui esistenza Pieralberto è bravissimo a suggerire. Non meravigliamoci quindi se scorgiamo in un’ombra, un animale inesistente relazionarsi con una donna invitante, o se dai tetti a noi familiari, appare il profilo di una gigantessa addormentata, lo stesso profilo che diventa spettro silvano che ci ammonisce oppure veglia su di noi. Commuoviamoci o sentiamoci rincuorati, nel vedere una fanciulla luminosa e piena di vita suonare il flauto, novella Hamelin, nel buio di fronte alla Chiesa, mentre una figura consumata dalla vita cerca di raggiungerla con le ultime forze di questo mondo.

È ora di cominciare il giro, da qualsiasi opera si scelga di farlo, avrà un senso compiuto, come quando un viaggiatore si abbandona nei vicoli di Castagno e trova sempre la strada per la chiesa o per la fontana. Spero di aver reso giustizia a questo artista e non solo per l’amicizia che mi lega a lui, ma veramente per l’incanto che provo nel guardare le sue opere, ben conscio del fatto che non mi perdonerà mai per aver fatto dipingere un murale sul muro di casa, togliendo quella campitura azzurra, per lui fonte di tante suggestioni!

Riccardo Innocenti, ottobre 2020


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Pieralberto Luzzana

Il pittore nel suo atelier a Castagno, in una fotografia dall’album “Borgo Museo Festival 2019”

PIERALBERTO LUZZANA nasce ad Alzano Lombardo (BG) il 21 settembre 1956. Viene trasportato nel mondo dell’arte dallo zio pittore Franco Luzzana, che riconoscendone le doti, lascerà in eredità al nipote un’impronta fondamentale dal punto di vista tecnico-artistico nell’ambito pittorico. Pieralberto si diploma presso il liceo artistico statale “Casorati di Novara”. Nel 1977 vince il primo premio alla quarta edizione del concorso di pittura della “Scuola delle Trasmissioni di Roma”; nel 1994 organizza la sua prima mostra personale a Vigevano (PV). Dopodiché partecipa a numerose mostre personali In tutto il nord Italia: Milano,Torino, Venezia, Bergamo, conseguendo il primo premio della critica alla “Mostra di pittura delle strutture Comunali” di Asti. Nel 1985 Pieralberto frequenta corsi di disegno e fumetto presso la scuola di grafica del Castello Sforzesco di Milano. A Pitigliano (GR), negli anni successivi frequenta corsi di modellazione e decorazione di ceramiche artistiche tenuti dal maestro Roberto Polidori. Nel 2004 partecipa, grazie al sostegno della Prefettura di Novara, alla realizzazione del progetto “Oblò-Cantieri d’arte”, laboratori d’arte, teatro e danza dedicato ai ragazzi dagli 11 ai 15 anni. Nel frattempo continuano ad essere numerose le sue mostre personali e nel 2010 vince il titolo di “Miglior pittore dell’anno” presso l’associazione culturale “La Riseria” di Novara. Nel 2017 l’Archivio d’arte Sgarbi inserisce nella raccolta “Gli artisti nella Collezione Sgarbi” due opere di Pieralberto Luzzana. L’artista, ad oggi, nel Paese di Castagno (PT), vive e prosegue il suo sentiero artistico senza tempo… | Facebook

Casa Paloscia e la nuova piazzetta delle artiste donne

Testo: Elena Mazzoni Wagner & Ilenia Vecchio - Foto: Rachele Salvioli

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Di recente la collezione d’arte del Borgo Museo di Pistoia si è arricchita e allargata con l’installazione di altre tre sculture firmate da tre artiste donne (una novità inaugurata in occasione delle Giornate FAI d’Autunno svoltesi a Castagno nelle date 18 e 25 Ottobre 2020, giornate bellissime che hanno visto TUTTO ESAURITO con 280 prenotazioni/presenze registrate dal FAI e molte altre persone venute in visita per conto proprio). Le tre sculture sono di Patrizia Pandolfini, Lea Monetti e Franca Frittelli, tre artiste toscane molto diverse tra loro e ancora attive. La particolare collocazione di queste tre opere, davanti Casa Paloscia, segna l’inizio del progetto di diffusione del Museo all’aperto, superando le “mura” del paese e tracciando un nuovo percorso che dalla Chiesetta arriva alla Vigna, in quella che è diventata la “piazzetta delle artiste donne” in dialogo con la “via delle artiste donne” che nel borgo accoglie invece dagli anni ‘70 le due sculture di Diana Baylon e Chiara Coda.

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La scelta di Simonetta Paloscia è chiara, dare spazio e voce alle artiste donne, purtroppo poco rappresentate dal primo nucleo del Borgo Museo: “[...] sia per ragioni storiche (nel senso che il numero di donne che lavora e lavorava, soprattutto all’epoca, nel settore artistico, era esiguo rispetto al numero dei collegi maschi) che forse anche per ragioni culturali legate proprio a mio padre (Tommaso Paloscia, fondatore del Museo all’aperto di Castagno) - che non potrei definire un maschilista ma nemmeno un femminista sfegatato, e prediligeva i rapporti con gli artisti uomini”. Da questa iniziativa, si è deciso di inserire nella collezione del Museo all’aperto tutte le altre opere che erano già presenti (alcune dagli anni ‘70) all’esterno di Casa Paloscia, lungo tutto il perimetro, sulle mura, e quindi sempre visibili da tutti. Ecco così che al nucleo delle 49 opere mappate fino a quest’estate, se ne sono aggiunte altre 10 per un totale attuale di 59 opere d’arte!

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Quindi un Borgo Museo più diffuso e femminista: questa la direzione che Castagno di Piteccio, il Borgo Museo di Pistoia, sembra voler prendere per il futuro. - Future is female!


Di seguito: una breve descrizione a cura della storica dell’arte Ilenia Vecchio sul nuovo percorso lento del Borgo Museo che include la visita a Casa Paloscia; poi la gallery con tutte le foto di Rachele Salvioli realizzate in occasione dell’inaugurazione durante le Giornate FAI d’Autunno 2020; e infine un’introduzione, sempre a cura di Ilenia Vecchio, sulle autrici delle tre sculture collocate all’ingresso di Casa Paloscia ovvero nella nuova piazzetta delle artiste donne.

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Un museo all’aperto e diffuso…

In occasione delle Giornate FAI d’Autunno 2020, abbiamo inaugurato un nuovo percorso lento tra arte e natura a Castagno di Piteccio, un percorso che dalla Chiesetta del borgo arriva alla Vigna dove si trova la Casa di Tommaso Paloscia, fondatore nel 1975 del Museo all’aperto di Castagno. Prima di giungere alla meta, incontriamo per strada una scultura immersa nel verde del bosco, proprio nel punto in cui Via Valle e Vigna curva verso le poche abitazioni. Lungo la strada alberata, una particolarissima paternità in rame: Amor filiale di Pietro Cioni, artista di Loro Ciuffenna (Arezzo) che fu presentato al critico d’arte Paloscia da Venturino Venturi (di cui nel Borgo Museo esiste una scultura proprio davanti la Chiesa). L’opera è stata di recente restaurata da Riccardo Bisconti (abitante castagnolo e socio della Pro Loco) e ricollocata qui, alla fontana dell’Alberuccio (dove si trova anche una galleria idraulica ottocentesca della Ferrovia Porrettana), invece che all’interno del paese, proprio con l’intento di iniziare a diffondere il Borgo Museo fuori dalle “mura”.

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Ed eccoci arrivare a Casa Paloscia, tra le poche abitazioni della Vigna. Eccoci nel famoso luogo di ristoro e villeggiatura per la famiglia Paloscia ma anche per tutte le persone, tra cui molti artisti e intellettuali che lo frequentavano assiduamente durante le domeniche e ferie estive. Come ricorda Simonetta (figlia di Tommaso) in una nostra intervista: “Ricordo con gioia i pranzi di tante persone (20-30) che la mamma (poverella!) organizzava alla Vigna (dove è casa nostra) in occasione delle vendemmie e delle ciliegiate. Dove c’erano amici sia miei che di mio padre e dove si stava in allegria a tavola dopo aver faticato a raccogliere uva o ciliegie (appunto) e non sempre col bel tempo. Dove ospiti immancabili erano Alfredo Fabbri (pittore pistoiese, autore di uno degli affreschi) e sua moglie Mary. In queste occasioni gli ospiti firmavano, e chi voleva faceva anche un disegno o scriveva un testo, una poesia, un quaderno a ricordo della bella giornata passata in compagnia”. Tutto attorno al perimetro della casa, opere e omaggi di artisti amici di Tommaso: l’affresco di Gino Terreni, tre bassorilievi in terracotta di Serafino Beconi, due mattonelle di Mihu Vulcanescu, la pietra antropomorfa di Franco Cilia, le ceramiche di Italo Bolano e Arnaldo Miniati, il bozzetto in gesso di Romano Lucacchini (l’originale si trova all’inizio della via maestra del Borgo Museo col titolo Luna piena) e la meridiana, un affresco di Giuseppe Gavazzi. Ma novità assoluta di questo percorso sono le tre sculture che Simonetta ha deciso di inaugurare in occasione delle scorse Giornate FAI (ottobre 2020), firmate da Patrizia Pandolfini, Lea Monetti e Franca Frittelli.


La nuova “piazzetta delle artiste donne”

Qui vi presentiamo…

Patrizia Pandolfini

Patrizia Pandolfini, allieva di Antonio Berti (autore di Mater Amabilis, altra scultura presente nel borgo), richiama il tema del maestro nei due Tabernacoli restaurati (presenti a inizio e fine del nuovo percorso), dove, come scrive proprio Tommaso Paloscia: “Il gesto [è] amorevole, le espressioni misurate e le forme puntualmente espresse senza la pignoleria della descrizione”. La forma e la figura sono i temi principali della sua ricerca, in particolare piccole donne di terracotta colte in varie pose: distese, sedute o su un fianco, proprio come la scultura esposta a Casa Paloscia. La terracotta, materiale prediletto dall'artista, è realizzata nell'antica fornace del Ferrone, nei pressi dell'Impruneta. | Pagina Facebook 

Franca Frittelli

Franca Frittelli ha il suo atelier in un bellissimo parco a Vada, nel comune di Rosignano. È attratta dalla figura umana e dal movimento del corpo umano. Lavora con diversi materiali: marmo, pietra, ceramica, bronzo e legno, per citarne solo alcuni. Nelle sue opere si percepisce un forte senso plastico e è evidente l'accentuazione della rotondità delle masse. Dice di lei Tommaso Paloscia: “ […] Si tratta di figure che all’interno hanno gli echi di una energia scatenante, quasi l'anima in eterna ribellione che la scultrice insinua nelle crete, nei gessi, nelle resine ma anche nei marmi e nel travertino: con una capacità espressiva apparentemente incolta e invece esperita nello studio delle tante discipline frequentate e di cui porta con sé  orme…”. In Venere del 2000 esposta a Casa Paloscia, la figura della donna è  in maniera espressionista volutamente deformata in una posa estrema e accentuata, deliberatamente irriconoscibile, perché, come riscontra la critica d'arte Antonella Serafini: “ […] in queste pose estreme si celebra una voluta “irriconoscibilità” della donna a costo di frantumare i canoni dell’armonia quando essa non si rivela essere altro che la sua prigione “. | www.francafrittellisculture.eu 

Lea Monetti

Lea Monetti all’opposto realizza la scultura in bronzo estremamente realistica, descrittiva e armonica di una ballerina. Non per nulla la Monetti viene dalla Scuola della Realtà di Pietro Annigoni. In lei si riscontra  l'importanza del disegno. La sua arte figurativa cerca di fermare e rappresentare la bellezza della natura, perché come afferma lei stessa: “Qualsiasi forma di distorsione della realtà la sento come violenza ed io non potrei mai fare, consapevolmente, violenza a nessuna cosa che esiste". | www.leamonetti.it

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Sì, il futuro è femmina! ;)

CdP staff

Anche il #BorgoMuseo di Pistoia partecipa alla #GiornataDelContemporaneo 2020!

La Giornata del Contemporaneo è il grande evento annuale, promosso da AMACI (Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani) con il sostegno del MiBACT - Direzione Generale Creatività Contemporanea, che celebra l’arte contemporanea favorendo la partecipazione di più soggetti e realtà possibili per promuovere e far emergere con forza la rete del contemporaneo, nazionale e internazionale.

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SABATO 5 DICEMBRE 2020

La 16* edizione si svolge oggi, sabato 5 dicembre 2020, con una grande campagna di comunicazione: musei, fondazioni, istituzioni pubbliche e private, gallerie, studi e spazi d’artista sono invitati a partecipare ad una conversazione sull’arte contemporanea attraverso i social media (Facebook, Instagram, Twitter, etc.) pubblicando e condividendo contenuti digitali (preferibilmente inediti) con l’hashtag #giornatadelcontemporaneo.

#BorgoMuseo & #GiornataDelContemporaneo

Dunque: vi va di seguirci? Ecco il programma! Inizieremo con una visita speciale a Casa Paloscia, dove il critico d’arte Tommaso Paloscia (fondatore del Museo all’aperto di Castagno) amava trascorrere le sue vacanze insieme alla famiglia e ai tanti amici artisti che nel tempo hanno donato al borgo di Castagno le opere che dal 1975 lo rendono un museo a cielo aperto. Poi ci sposteremo alla mitica Pro Loco dove è stata allestita una mostra dedicata a Castagno (tenutasi lo scorso ottobre): una serie di dipinti che l’artista Pieralberto Luzzana, castagnolo da qualche anno, ha realizzato negli ultimi tempi traendo ispirazione dal paese in cui ha scelto di “tornare la sera”. E infine vi anticiperemo l’idea di una “scatola lenta” (#BorgoMuseoSlowBox) perché questo Natale possiate regalare Arte & Natura.

Per scoprire tutti gli aderenti alla manifestazione - come il nostro Borgo Museo - visitate il sito giornatadelcontemporaneo.org. Inoltre, dal 5 all'11 dicembre, sarà online un mosaico di 20 progetti digitali sviluppati da alcuni Musei AMACI sull'idea di pluralità e sul senso di comunità.

Buona #GiornataDelContemporaneo e restate con noi! CdP staff