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Un paese per tornare la sera - La mostra di Pieralberto Luzzana al Borgo Museo di Pistoia

Una mostra a Castagno dedicata a Castagno, dal 18 al 25 ottobre 2020 presso gli spazi della Pro Loco. Una serie di dipinti che l’artista Pieralberto Luzzana, castagnolo da qualche anno, ha realizzato negli ultimi tempi traendo ispirazione dal paese in cui ha scelto di abitare.

La mostra, ospitata dalla Pro Loco, sarà aperta domenica 18 (vernissage) e domenica 25 (finissage) ottobre dalle ore 10.00 alle 18.00, in occasione delle Giornate FAI d'Autunno 2020.

Qui tutte le informazioni a riguardo, come iscriversi e partecipare: http://bit.ly/GiornateFAIdAutunno2020alBorgoMuseo

Inoltre, durante la settimana (dal 19 al 24 ottobre), sarà visitabile su appuntamento inviando una mail a castagnodipiteccio@gmail.com oppure chiamando +39 334 2580342. Per maggiori info: www.castagnodipiteccio.it

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Chi è Pieralberto Luzzana? Prima di farvi leggere la sua biografia, ve lo raccontiamo con le parole del suo vicino di casa, e amico, il fumettista Riccardo Innocenti.

Una curiosità: i due, insieme al pittore Luciano Gelli, sono i tre artisti della Rive Gauche di Castagno (che vi avevamo presentato nel post Gli artisti della “Rive Gauche”).

Non è da tutti poter ammirare il muro della propria casa ritratto più e più volte, e poter scorgere, tra le pennellate, talvolta demonietti e vecchi mercanti che sembrano usciti dalla mente di Bruegel o Bosch, talvolta volti di donna o seducenti fate nude. Io ho questa fortuna da quando Pieralberto Luzzana ha deciso di venire a vivere nella casa di fronte alla mia, in quella che in paese era nota come “Casa delle Fate”.

Pieralberto Luzzana, pittore castagnolo, e già qui si potrebbe discutere… Certo sentendolo parlare, non si può non notare il suo accento, chiaramente orobico, che il lungo periodo vissuto a Novara non ha minimamente scalfito (e mi auguro resista anche alle contaminazioni toscane!) il quale rivela i suoi natali e la sua formazione, personale e culturale. Eppure Pieralberto è più Castagnolo di tutti noi, che qui ci siamo nati o, come me, ci siamo venuti a vivere, per scelta certo, ma partendo da non troppo lontano. Lui ha posto una distanza molto più ampia, fra il suo vivere quotidiano e suoi affetti, siano essi di sangue o di amicizia, quindi il suo sforzo è stato più deciso rispetto al nostro. Certo non ha fatto centinaia di chilometri per venire a vivere a Castagno! Chi l’ha mosso è stato l’Amore (che come si sa, “move il Sole e l’altre stelle”) per Sarah, quindi qualcuno potrà obiettare che poi non è stato uno sforzo così immane venire ad abitare in collina, ma anzi una scelta quasi irrinunciabile. Ma il punto non è questo, semmai ci interessa il fatto che lui e Sarah abbiano deciso di venire a vivere in questo borgo sperduto e quasi disabitato, e che nella terra Pieralberto abbia affondato le mani per piantare radici, aspettando quasi due anni per riprendere in mano pennelli e tavolozza. Due anni nei quali ha annusato l’aria, cercato di capire la gente, osservato i movimenti dei gatti, ma soprattutto del Sole sul muro di casa mia, che nel frattempo è stato rintonacato e dipinto di un verde veneziano il quale ha stimolato la sua fantasia a immaginare esserini invisibili rincorrere i camini che apparivano e sparivano seguendo il ciclo del Sole. Quando ha sentito il radicamento ben saldo ha cominciato a produrre prolificamente scorci di Castagno, quasi che questa nuova vita coincidesse con una nuova fase della sua pittura, perlomeno nei soggetti, con la riscoperta tra l’altro della pittura paesaggistica. In realtà non c’è una linea di demarcazione così netta, tant’è che Pieralberto spesso usa vecchi ritratti, sui quali raffigura dei paesaggi, fondendo le immagini e al tempo stesso il Pieralberto Castagnolo con quello precedente, stabilendo una continuità.

Le opere che possiamo ammirare oggi quindi non rappresentano un taglio col passato ma piuttosto una sua evoluzione, la tappa di un percorso iniziato da giovane apprendista presso lo zio pittore nel Bergamasco e continuato in tutti i suoi spostamenti, ricchi di suggestioni certo, ma che non lo hanno mai cambiato o plasmato in modo irreversibile, ma anzi gli hanno fornito un orizzonte narrativo più ampio. Questa mostra ospita anche alcune tavole a fumetti inedite realizzate in gioventù da Pieralberto. Quale occasione migliore per presentare un lavoro che si intitola “Un paese per tornare la sera” e che da il nome a questa mostra (non sto a dire quanto da autore di fumetti, questa cosa mi inorgoglisca!)? Pieralberto trae ispirazione anche dalla nona arte, una narrativa del tutto diversa dalla pittura che permette di raccontare storie in modo del tutto diverso. Non vorrei dilungarmi molto sui quadri presenti in questa mostra, perché rischierei di influenzare quello che è il percorso esplorativo del visitatore, in quanto ritengo la pittura di Pieralberto ricca di suggestioni che prima di parlare agli occhi, parlano alla mente e all’ anima, o a quel terzo occhio che ci permette di vedere o immaginare quella realtà nascosta alle tre dimensioni e la cui esistenza Pieralberto è bravissimo a suggerire. Non meravigliamoci quindi se scorgiamo in un’ombra, un animale inesistente relazionarsi con una donna invitante, o se dai tetti a noi familiari, appare il profilo di una gigantessa addormentata, lo stesso profilo che diventa spettro silvano che ci ammonisce oppure veglia su di noi. Commuoviamoci o sentiamoci rincuorati, nel vedere una fanciulla luminosa e piena di vita suonare il flauto, novella Hamelin, nel buio di fronte alla Chiesa, mentre una figura consumata dalla vita cerca di raggiungerla con le ultime forze di questo mondo.

È ora di cominciare il giro, da qualsiasi opera si scelga di farlo, avrà un senso compiuto, come quando un viaggiatore si abbandona nei vicoli di Castagno e trova sempre la strada per la chiesa o per la fontana. Spero di aver reso giustizia a questo artista e non solo per l’amicizia che mi lega a lui, ma veramente per l’incanto che provo nel guardare le sue opere, ben conscio del fatto che non mi perdonerà mai per aver fatto dipingere un murale sul muro di casa, togliendo quella campitura azzurra, per lui fonte di tante suggestioni!

Riccardo Innocenti, ottobre 2020


Borgo Museo Festival 2019 - Pieralberto Luzzana nel suo atelier a Castagno.jpg

Pieralberto Luzzana

Il pittore nel suo atelier a Castagno, in una fotografia dall’album “Borgo Museo Festival 2019”

PIERALBERTO LUZZANA nasce ad Alzano Lombardo (BG) il 21 settembre 1956. Viene trasportato nel mondo dell’arte dallo zio pittore Franco Luzzana, che riconoscendone le doti, lascerà in eredità al nipote un’impronta fondamentale dal punto di vista tecnico-artistico nell’ambito pittorico. Pieralberto si diploma presso il liceo artistico statale “Casorati di Novara”. Nel 1977 vince il primo premio alla quarta edizione del concorso di pittura della “Scuola delle Trasmissioni di Roma”; nel 1994 organizza la sua prima mostra personale a Vigevano (PV). Dopodiché partecipa a numerose mostre personali In tutto il nord Italia: Milano,Torino, Venezia, Bergamo, conseguendo il primo premio della critica alla “Mostra di pittura delle strutture Comunali” di Asti. Nel 1985 Pieralberto frequenta corsi di disegno e fumetto presso la scuola di grafica del Castello Sforzesco di Milano. A Pitigliano (GR), negli anni successivi frequenta corsi di modellazione e decorazione di ceramiche artistiche tenuti dal maestro Roberto Polidori. Nel 2004 partecipa, grazie al sostegno della Prefettura di Novara, alla realizzazione del progetto “Oblò-Cantieri d’arte”, laboratori d’arte, teatro e danza dedicato ai ragazzi dagli 11 ai 15 anni. Nel frattempo continuano ad essere numerose le sue mostre personali e nel 2010 vince il titolo di “Miglior pittore dell’anno” presso l’associazione culturale “La Riseria” di Novara. Nel 2017 l’Archivio d’arte Sgarbi inserisce nella raccolta “Gli artisti nella Collezione Sgarbi” due opere di Pieralberto Luzzana. L’artista, ad oggi, nel Paese di Castagno (PT), vive e prosegue il suo sentiero artistico senza tempo… | Facebook

Una classe dell'Istituto Pacini di Pistoia a lavoro per il Borgo Museo!

Il nostro 2020 è iniziato con un progetto di alternanza scuola-lavoro insieme agli studenti e alle studentesse della classe IV D del Liceo scientifico dell’Istituto Pacini di Pistoia.

Ecco chi sono, in ordine alfabetico: Aglietti Tommaso, Anzidei Claudio, Bessi Niccolò, Chiti Francesco, Di Tirro Alberto, Giusto Sharon, Ispas Ovidiu Cristian, Leporatti Matilde, Monti Emanuele, Pagnini Niccolò, Pierattini Silvia, Sangiorgio Ernesto, Sardini Margherita, Susini Veronica.

Dopo aver visitato il Borgo Museo e letto il Libro Guida, gli alunni e le alunne - sotto la guida della loro prof.ssa di storia dell’arte Anna Mannari e della nostra storica dell’arte ed operatrice museale Ilenia Vecchio - hanno iniziato a lavorare insieme al CdP staff alla realizzazione della prima schedatura delle opere e degli artisti del Borgo Museo di Pistoia.

Concluso questo lavoro di ricerca e redazione da gennaio a maggio, chi vorrà della classe avrà l’opportunità di continuare a collaborare con il Borgo Museo per l’organizzazione e la gestione di alcuni eventi in programma a maggio e giugno - in particolare, per la #MuseumWeek, La Notte Europea dei Musei ed il Borgo Museo Festival. Un’esperienza di stage e quindi di ulteriore formazione per chi studia e, per il Borgo Museo, altra energia nuova da cui imparare molto, ad esempio, ad avvicinare e coinvolgere i più giovani.

MA perché abbiamo INNANZITUTTO scelto di lavorare al progetto di “schedatura”?

Il 2019 è stato l’anno in cui - per volontà dell’Associazione Turistica Pro Loco di Castagno e a cura dell’Associazione Culturale CCT-SeeCity - si è formato il CdP staff (composto da vari professionisti, operatori culturali e creativi) che ha ufficialmente iniziato a lavorare alla rivalutazione - o meglio, rigenerazione - del Borgo Museo; è stato l’anno in cui è maturata ed ha iniziato a diffondersi una nuova consapevolezza del valore culturale di Castagno di Piteccio in quanto Borgo Museo di Pistoia; è stato l’anno di varie prime volte, ovvero di alcuni progetti ideati e sperimentati a Castagno come prima edizione, dal festival alla residenza d’artista; è stato l’anno dei primi successi e dei primi errori da cui imparare per migliorare! :)

POTENZIALITÀ e CRITICITÀ del BORGO MUSEO

L’esperienza dello scorso anno (2019) ci ha permesso di comprendere meglio quali siano le potenzialità e quali le criticità del bene culturale “Borgo Museo” allo stato attuale.

Abbiamo avuto conferma di come il Museo all’aperto (fondato nel 1975 dal critico d’arte Tommaso Paloscia) sia ciò che distingue Castagno da (quasi) tutti gli altri borghi toscani e italiani; le opere d’arte contemporanea che impreziosiscono i vicoli, le piazzette e le antiche mura delle abitazioni (che risalgono almeno al Cinquecento), circondate da alberi, boschi e monti, sono la particolarità di questo luogo che più incuriosisce, sorprende e meraviglia, sono il motivo più forte che invita a visitare questo territorio, soprattutto chi ama vagare tra arte e natura.

E spostando lo sguardo dalle opere d’arte alle persone che le osservano, abbiamo compreso un’importante criticità: al nostro Borgo Museo manca uno strumento che racconti ai visitatori cosa vedono, uno strumento che favorisca la completa fruizione (sinonimo di godimento) delle opere d’arte (bene culturale) a prescindere dalla presenza fisica di una guida e storica dell’arte - figura professionale che la nostra attuale struttura organizzativa riesce a garantire solo durante alcuni eventi in programma o su prenotazione.

VISITARE PER CONOSCERE

È invece nostra intenzione (e attuale priorità) consentire ai visitatori del bene culturale “Borgo Museo” di poter pienamente godere delle opere d’arte anche in modo autonomo, offrendo loro uno strumento divulgativo che racconti le opere e gli artisti, uno strumento con queste fondamentali caratteristiche:

  • gratuito;

  • accessibile attraverso i vari media contemporanei, quindi sia stampato che digitale, da leggere o da ascoltare, per soddisfare le esigenze di tutti (sia di chi è ancora affezionato alla carta e sia di chi fa tutto ormai con il proprio smartphone);

  • comprensibile a tutti, con un linguaggio semplice e chiaro, in italiano e in inglese per gli stranieri;

  • piacevole ovvero sintetico e interessante, breve e ricco di informazioni utili alla comprensione = fruizione = godimento.

Uno strumento quindi per poter visitare, conoscere e non solo osservare il Borgo Museo, anche in assenza di un evento con visita guidata; perché visitare il Museo all'aperto di Castagno può e dovrebbe essere sempre e comunque un'esperienza che non si limita all'osservazione ma di conoscenza.

LE SCHEDE e LA MAPPA

In contemporanea al lavoro di ricerca e redazione per il racconto delle opere e degli artisti, progetteremo la grafica (a cura di Erika Mazzoni Wagner) sia delle schede (una scheda per ogni opera d’arte; le schede saranno poi riunite in una sorta di libretto) che di una nuova mappa aggiornata. La schedatura seguirà l'ordine numerico delle opere mappate, si potrà trovare online sul sito web di Castagno e stampata presso la Pro Loco (costruiremo una "cassettina" esterna dove il visitatore potrà prenderla e restituirla, come nei musei). Grazie alla collaborazione degli studenti e delle studentesse dell’Istituto Pacini (che vi abbiamo presentato qui sopra), contiamo di completare questo lavoro entro maggio 2020.

In seguito, tradurremo tutto in inglese per i visitatori stranieri; poi svilupperemo il sistema con i codici QR ed infine creeremo un’audio guida tramite podcast. Ah, con il materiale della schedatura vorremmo anche realizzare qualcosa di più creativo e social che al momento definiamo “insta guida”… E non dimentichiamoci Wikipedia: perché non pubblicare tutto, magari in più lingue, anche sull’Enciclopedia digitale, libera e collaborativa, più grande del mondo!? Queste ulteriori estensioni della schedatura - pensate per offrire una migliore esperienza del Borgo Museo, e sempre accessibili in modo gratuito tramite Pro Loco e/o sito web - ci piacerebbe realizzarle entro il 2021.

DA DOVE INIZIARE

Per la realizzazione di quanto descritto, è innanzitutto necessario fare un lavoro di ricerca e raccolta informazioni (ad esempio, consultando l'archivio di Tommaso Paloscia, fondatore del Museo all’aperto di Castagno, e intervistando gli artisti ancora in vita). Poi la redazione/stesura dei testi: ogni singola scheda, oltre a descrivere l'opera, racconterà chi è l'artista ed il suo rapporto con Castagno… Le biografie che al momento abbiamo a disposizione sono incomplete (mancano alcuni artisti) e in ogni caso limitate ad un elenco noioso della produzione artistica. Noi invece vorremmo realizzare dei testi brevi (circa 3.000 battute per ogni opera/artista, accompagnati da una foto dell'opera - del fotografo Riccardo Boccardi - ed una dell'artista), testi brevi ma ricchi di informazioni interessanti e facili da comprendere, attraverso un racconto sintetico e accattivante.

A nessuno interessa leggere un Curriculum Vitae, o ci sbagliamo?! Ecco, noi vorremo far conoscere al visitatore la personalità e la poetica dell'artista più che elencare quante opere abbia prodotto o mostre abbia fatto. Vorremmo avvicinare il visitatore alla lettura (e quindi comprensione) dell’opera, raccontando il carattere e lo stile dell’artista, e ovviamente il suo legame con Castagno.

Come modello per questo lavoro di schedatura, vogliamo ispirarci alla Tate Modern di Londra - qui un esempio: www.tate.org.uk/art/artists/dora-maar-15766/seven-things-know-dora-maar. Si deve sempre guardare lontano per fare piccoli passi in avanti! Siete d’accordo con noi, vero!? :)

Cosa ne pensate?

L’intenzione/idea alla base di questo lavoro è fondamentale per sviluppare il resto dei sogni/progetti nell’armadio (il cassetto è troppo piccolo!) come il Borgo Museo in 3d, il Borgo Museo in un film documentario, il Restauro, etc…

Vi chiediamo per cortesia di non esitare a commentare e condividere con noi (CdP Staff e Pro Loco) la vostra opinione, a proporre idee, a criticare il nostro lavoro! Perché l’obiettivo del nostro lavoro è uno: i teorici contemporanei del settore direbbero che l’obiettivo del lavoro culturale è quello della contribution to society che noi traduciamo con “contributo al benessere della comunità locale intesa sia come residente (abitanti) che temporanea (visitatori/viaggiatori)”. E per perseguirlo, dobbiamo anzitutto confrontarci con voi che abitate e con voi che visitate il Borgo Museo.

È proprio ascoltando e osservando le persone che durante il 2019 hanno visitato il Borgo Museo che ci siamo resi conto di questa forte mancanza - l’assenza di una guida cartacea e/o digitale per godere pienamente delle opere d’arte che impreziosiscono il borgo: capire cosa si vede perché in qualche modo ci viene raccontato, significa osservare-conoscere-riflettere-apprezzare e arricchire il proprio bagaglio culturale, significa visitare un luogo ed avere un’esperienza piacevolmente formativa, significa tornare a casa un po’ diversi, più ricchi di sapere, emozioni e ricordi. Significa passar buona parola, raccontare agli amici, conoscenti e sconosciuti - di persona e/o tramite social media - la bellezza che i nostri occhi hanno visto ed il fascino delle storie che abbiamo letto o ascoltato.

E quindi, in questo 2020, come prima cosa vogliamo rimediare a tale mancanza. Questa la nostra attuale priorità. Questo il nostro primo buon proposito! Un lavoro che, una volta fatto, rimarrà per sempre al servizio di chi continuerà a prendersi cura del Borgo Museo in quanto bene culturale e di chi se ne interesserà e vorrà visitarlo, quindi conoscerlo.

Perché la cultura, a differenza di un bene materiale che finisce o si guasta e rompe, può durare per sempre se conservata e rinnovata, divulgata e condivisa (attraverso tutti i linguaggi e media contemporanei, se si vuole comunicare anche alle nuove generazioni)! Il bello è che il suo valore aumenta nel tempo e la sua divulgazione produce altra cultura, crea altra bellezza. Sì, non esiste miglior investimento.


E infine

Grazie di cuore agli studenti e alle studentesse della IV D Liceo dell’Istituto Pacini di Pistoia per la collaborazione e l’entusiasmo. Da quest’anno 2020 entrate per sempre nella Storia di Castagno. Contiamo su di voi. Buon lavoro! CdP staff




Un nuovo centro culturale

Dopo aver letto l’articolo “Cosa sono i nuovi centri culturali” di Bertram Niessen, pubblicato di recente sul magazine di cheFare, ci siamo detti: quindi anche il Borgo Museo di Pistoia è un nuovo centro culturale!

Ma è così anche per voi? Voi che ne pensate?

BORGO MUSEO - Pro Loco Castagno 2019 - 02.JPG

L’articolo citato racconta in breve l’evoluzione del paesaggio culturale in Italia, a partire dagli spazi culturali del ‘900 fino ad oggi. Il secolo scorso ha visto tre forme principali di luoghi per la cultura, anzi, tre più una: 1) le istituzioni ufficiali come università, musei, centri espositivi e centri studi; 2) gli spazi di fruizione delle opere prodotte dalle industrie culturali come cinema, sale concerto, librerie, biblioteche, piccoli musei; 3) i piccoli presidi territoriali pubblici o privati legati all’associazionismo, al welfare, ai corpi intermedi, alle confessioni o ai partiti; 4) infine, i centri sociali che, negli anni ‘90, hanno anticipato quello che sarebbe arrivato dopo.

E cosa è arrivato dopo?

Riportiamo di seguito la seconda parte dell’articolo in cui si descrive e definisce il panorama culturale contemporaneo, ovvero quei luoghi per la creazione e diffusione della cultura che sono emersi negli ultimi dieci anni in tutto il Bel Paese, dal nord al sud, dalle grandi città ai piccoli borghi, dai centri urbani alle periferie. Luoghi aperti, dinamici e multidisciplinari che stanno assumendo un ruolo sempre più importante nella vita socio-culturale dei territori e che sono sempre di più, ovunque.

A questo punto vi invitiamo a leggere quanto segue e poi vi chiediamo una cortesia: per piacere, quando avrete finito la lettura, fateci sapere cosa ne pensate e se, secondo voi, la definizione di “nuovo centro culturale” può o no corrispondere anche a Castagno di Piteccio, il Borgo Museo di Pistoia. Commentate, scriveteci, aiutateci a comprendere cosa siamo e cosa possiamo diventare per voi. Grazie! CdP staff


Dall’articolo di Bertram Niessen, pubblicato su cheFare il 17 ottobre 2019

[…]

I nuovi centri culturali

Con la nuova fase di riflusso iniziata a metà degli anni ’00 e la crisi economica e sociale iniziata nel 2007, la situazione è mutata ancora. Il restringimento delle finestre di opportunità per molte carriere classiche nei mondi della ricerca, della cultura e della comunicazione – falcidiate dai tagli costanti, dalla precarizzazione dei rapporti di lavoro e da contesti sempre più senescenti – ha fatto sì che migliaia di persone iniziassero a sperimentare nuove forme di organizzazione e di carriera.

Questo è successo in un contesto reso sempre più complesso dall’espandersi o consolidarsi di nuove tecnologie legate a dimensioni anche molto diverse – dalla manifattura digitale al web 2.0 – che hanno dato il via a configurazioni inedite tra reti, flussi di informazione e intelligenza collettiva e territori. Territori che non erano allo stesso tempo resi più distanti tra loro per l’aumento del brain drain indotto dalla crisi ma anche più vicini: l’ampliamento delle opportunità di esperienze internazionali ha aumentato la possibilità di letture incrociate tra contesti territoriali molto diversi tra loro, favorendo la costruzione di esperienze e competenze ibride.

È con gli anni ’10 che hanno iniziato a diffondersi in tutta Italia esperienze di innovazione sociale e culturale

Su un altro piano, nel moltiplicarsi dei casi di rigenerazione urbana la dimensione culturale è stata spesso definita come uno degli asset fondamentali; se in molti casi si è trattato prevalentemente di operazioni di facciata – guidate dai miraggi della classe creativa come driver di sviluppo e dell’urban marketing come reale possibilità di costruire narrazioni univoche delle città – in altri si è avuta la possibilità di costruire sperimentazioni reali per reti, organizzazioni e comunità culturali.

Ed è con gli anni ’10 che hanno iniziato a diffondersi in tutta Italia esperienze di innovazione sociale e culturale per l’azione combinata di pratiche dal basso, spinta delle pubbliche amministrazioni, innovazione delle reti cooperative tradizionali e tentativi di rinnovamento di diverse tipologie di istituzioni tradizionali, dai musei alle biblioteche.

Il risultato di tutte queste linee di trasformazione è stato l’emergere di una grande varietà di nuovi spazi culturali, definiti variamente come “spazi culturali indipendenti”, “nuovi centri culturali”, “spazi culturali polifunzionali”, “centri culturali di nuova generazione”, etc. Noi preferiamo chiamarli “nuovi centri culturali”.

Con questo termine intendiamo spazi ibridi nati in anni relativamente recenti che producono e distribuiscono cultura in forme peculiari che li distanziano dalle istituzioni culturali tradizionali.

I nuovi centri culturali sono caratterizzati in tutto o in parte dai seguenti elementi:

  • le dimensioni medio-piccole le distinguono da realtà più grandi – nate all’interno di operazioni di rigenerazione urbana su vasta scala – che soggiacciono a logiche ed economie diverse;

  • la presenza di ambienti variegati che offrono funzioni eterogenee come biblioteche, librerie, bar, ristoranti, spazi incontri, spazi workshop, laboratori adibiti a differenti scopi (artigianato condiviso, fabbricazione digitale, …), sale concerti, sale proiezioni, spazi espositivi, sale prove, spazi teatrali;

  • data la loro natura necessariamente situata, a seconda dei contesti in cui operano indagano il contemporaneo attraverso le forme e le pratiche più disparate: residenze artistiche; laboratori di manifattura digitale; progetti di arte pubblica o partecipata; rassegne di arti performative; seminari e panel; cine-forum; spettacoli teatrali; concerti; feste; dj set; gestione comunitaria di beni culturali; festival; presentazioni di libri e riviste; mostre.

  • hanno la tendenza alla commistione di pubblici diversi, che in alcuni casi si sfiorano appena mentre in altri iniziano a conoscersi ed ibridarsi;

  • sperimentano modelli di sostenibilità economica innovativi, cercando di ricombinare le opportunità che emergono dal mosaico delle funzioni e dalle opportunità dei territori;

  • costituiscono spesso un polo d’attrazione per i linguaggi innovativi;

  • mostrano una tendenza all’internazionalizzazione data dalla elevata circuitazione di figure professionali e oggetti culturali;
    hanno la capacità di attivare processi di coesione sociale e inclusione nei territori in cui operano;

  • in alcuni casi, abilitano funzioni generative o attrattive per l’imprenditoria giovanile e per le Industrie Culturali e Creative.

Non necessariamente queste caratteristiche ne fanno una entità “altra” rispetto alle forme dei luoghi della cultura del secondo ‘900 e dei primi anni ’00. Ha senso considerarli, piuttosto, come una delle mutazioni possibili di istituzioni culturali ufficiali, luoghi del consumo culturale, circoli e centri sociali.

Questo perché i nuovi centri culturali sono il punto d’incontro di cruciali istanze trasformative degli ecosistemi culturali e civili, e si sviluppano quindi in dialogo e conflitto costante – complementare e situato – con i territori. Rispondono alle domande di de-standardizzazione della produzione e del consumo culturale, favorendo la moltiplicazione delle opportunità e fornendo occasioni per costruire nuovi legami culturali, sociali ed economici dove la coesione è potenzialmente a rischio di fronte alla complessità del contemporaneo.

Presidi di innovazione civica di fronte alle complessità di nuove demografie, nuovi panorami interculturali, nuovi bisogni e nuovi desideri

Questo non solo perché – al Nord come al Sud, nelle periferie delle grandi città come nelle aree interne – sono partner o promotori di sperimentazioni di innovazione sociale e di welfare sussidiario. Ma anche e soprattutto perché costituiscono presidi di innovazione civica di fronte alle complessità di nuove demografie, nuovi panorami interculturali, nuovi bisogni e nuovi desideri. Nel farlo, sviluppano visioni ed ipotesi operative per rispondere all’assottigliamento dei legami e alla crisi della politica.

È proprio questo a renderli, nella pratica, qualcosa di diverso dall’utopia melensa dei “luoghi della coesione a tutti i costi”. Nelle zone industriali inserite in percorsi di rigenerazione, ad esempio, sono sempre più spesso la pietra di paragone della reale costruzione di senso oltre le pure retoriche del rinnovamento: talvolta promotori, in alcuni casi foglie di fico, in altri ancora protagonisti del disvelamento di logiche estranee a quelle del sociale e della cultura.

È su questo piano, forse ancora più che sugli altri, che sfidano le governance territoriali declinando conflittualmente la domanda di nuove soluzioni politiche ed amministrative per la cultura, siano esse soluzioni inedite pubblico-privato, regolarizzazioni di occupazioni, regolamenti comunali dei beni comuni o micro-innovazioni burocratiche di diverso ordine e grado.

Alcuni osservatori si concentrano soprattutto sul fatto che, nei contesti più terziarizzati, hanno un’interazione stretta con l’ambito dell’innovazione culturale, intesa come l’insieme di pratiche economiche ed organizzative che rispondono alle nuove istanze delle Industrie Culturali e Creative: dalle applicazioni tecnologiche per l’innovazione museale alle forme di finanziamento in crowd per la cultura, passando per i co-working legati alle nuove professioni culturali ed alle sperimentazioni di audience engagement e audience development.

Non è solo una questione di consumi culturali. È una questione di passioni

Al di là delle questioni strettamene tecniche, il punto forse più importante è che i nuovi centri culturali agiscono come piattaforme per la sperimentazione e la circuitazione di nuovi linguaggi, nuove visioni e nuovi contenuti. Sono sempre di più agenzie di trasferimento culturale tra quello che succede “altrove” e il “dietro casa”, dove l’altrove possono essere di volta in volta grandi capitali culturali, spazi digitali, luoghi di provenienza di flussi migratori, altri centri, altri periferie.

Non è solo una questione di consumi culturali. Si tratta, soprattutto, di una questione di passioni. Negli anni in cui la società sembra contrarsi sotto il peso dell’incertezza, dell’anomia e dell’incapacità di scrutare nell’immediato futuro, i nuovi centri culturali sono sempre di più i crogioli alchemici in cui provare a forgiare il senso del contemporaneo.


Quindi, secondo voi, siamo o non siamo anche noi - Borgo Museo di Pistoia - un “nuovo centro culturale”? :)

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Intervista a Fabio De Poli, l'artista di "Ottobre"

Se osservando l’opera vi siete chiesti “ma perché un indiano d’America?”, qui trovate la risposta! In questa intervista di Elena Mazzoni Wagner a Fabio De Poli, l’artista - che nel 1975 ha realizzato per il Museo all’aperto di Castagno l’affresco “Ottobre” (da lui stesso restaurato quest’estate 2019) - ci racconta un po’ di curiosità e soprattutto cosa è stato e cosa è per lui il nostro borgo, o meglio, il Borgo Museo di Pistoia. Buona lettura :)

“Ottobre”, l’affresco di Fabio De Poli nel Museo all’aperto di Castagno, dopo il restauro fatto dall’artista stesso nell’estate 2019. - Foto: Rachele Salvioli, 21 settembre 2019

“Ottobre”, l’affresco di Fabio De Poli nel Museo all’aperto di Castagno, dopo il restauro fatto dall’artista stesso nell’estate 2019. - Foto: Rachele Salvioli, 21 settembre 2019

Ho letto la sua biografia. Nasce a Genova nel 1947, vive tra Firenze e Montecatini Terme. Nel 1964 frequenta l’Istituto d’Arte di Firenze specializzandosi in grafica pubblicitaria sotto la guida di Lucio Venna. Inizia il mestiere d’artista nei primi anni ’70 e presto con la sua arte viaggia in tutta Italia e non solo. Espone persino al Museum of Modern Art di New York. Oggi continua a creare ed esporre in gallerie, musei, mostre itineranti. A chi non sa niente di arte, in breve, come si presenta? Chi è Fabio De Poli?

Fabio De Poli è un privilegiato come tutti quelli che fanno arte. Passa il tempo a raccontare con immagini emozioni, cerca di tradurre le emozioni in sentimento, il sentimento in colore e così via, in una sorta di giro infinito…

Lei è anche tra i primissimi artisti ad aver contribuito con il suo affresco “Ottobre” alla nascita del Museo all’aperto di Castagno (Pistoia) fondato a metà degli anni ’70 dal critico d’arte Tommaso Paloscia. Cosa ricorda di quegli anni? Cos’era per lei, per voi artisti, Castagno?

A Castagno ci trovavamo ogni estate, Tommaso “inventava” qualcosa per riunirci. Ricordo che una volta giudicammo noi stessi davanti ai colleghi, una sorta di difesa del nostro stile e della nostra ricerca, e il più convincente vinceva un prosciutto! Castagno era un appuntamento obbligato per tirare le somme di un anno di attività artistiche… Bello. Bello perché una volta l’anno diventavamo una famiglia che si riuniva intorno allo zio Tommaso.

Luca Alinari e Fabio De Poli a Castagno, mentre dipingevano i loro affreschi: “Ottobre” (De Poli) e “Novembre” (Alinari). Foto: dall’archivio di Tommaso Paloscia. Anno: 1975.

Luca Alinari e Fabio De Poli a Castagno, mentre dipingevano i loro affreschi: “Ottobre” (De Poli) e “Novembre” (Alinari). Foto: dall’archivio di Tommaso Paloscia. Anno: 1975.

Simonetta Paloscia, figlia di Tommaso, in un’intervista di qualche mese fa ci ha confidato un segreto: tra le oltre 40 opere d’arte realizzate nel borgo di Castagno, su invito e direzione del padre, gli affreschi realizzati da lei (Fabio De Poli) e Luca Alinari sono senza dubbio le opere a cui si sente più legata. Probabilmente anche perché eravate gli artisti coinvolti nel progetto più giovani, suoi coetanei. Ci ha persino mostrato una bellissima fotografia in bianco e nero, tratta dall’archivio del padre, in cui vediamo lei ed Alinari dipingere i vostri due affreschi, “Ottobre” e “Novembre”, che si trovano esattamente ancora sotto quell’arcata in pietra tra le abitazioni che dividono le due strade maestre del borgo. Di fronte ai vostri due affreschi, “Settembre” di Antonio Bueno. Era l’anno 1975 e quell’estate, con l’idea dei 12 affreschi dedicati ai mesi e affidati a diversi pittori, venne a crearsi il primo nucleo del Museo all’aperto. Cosa le viene in mente guardando questa foto?

Simonetta è cresciuta accanto a me e Luca, due artisti giovani ed emergenti, stimati e pungolati dal padre a fare sempre di più… (penso che a Tommaso gli abbiamo fatto fare una bella figura). Quella foto di cui parla l’ho rivista anch’io dopo tanti anni e mi ha commosso. Vedere il suo non-lavoro è un peccato, bisogna trovare una soluzione. Eravamo inesperti dell’affresco, eravamo artisti nuovi…

A sinistra: “Novembre” di Luca Alinari. A destra: “Ottobre” di Fabio De Poli. Foto: Rachele Salvioli, 12 Maggio 2019

Sì, lei ed Alinari eravate gli artisti più giovani e forse semplicemente per questo motivo ancora poco esperti con la tecnica dell’affresco. Purtroppo quello del pittore Luca Alinari (Firenze, 27 ottobre 1943 – Firenze, 15 marzo 2019) è diventato praticamente invisibile e al momento si è alla ricerca di documentazione fotografica per poterlo restaurare... Lei invece ha mantenuto la promessa che ci aveva fatto qualche mese fa, a “Castagno di Maggio”, durante il primo dei percorsi lenti organizzati per il borgo museo. Quest’estate ci ha regalato una bellissima sorpresa: ha restaurato il suo affresco “Ottobre” che è tornato lucente e coloratissimo. Adesso deve toglierci una curiosità: perché un capo indiano, un indiano d’America? Chi è “Nuvola Rossa” (Red Cloud, in inglese)? Come le venne in mente di dipingere questo particolare soggetto per rappresentare il mese di Ottobre? I colori qui predominanti, forti e intesi, del giallo e del rosso, ci ricordano i colori della natura quando inizia la stagione autunnale… ma perché un indiano d’America?

Io e Luca Alinari siamo cresciuti nella stessa galleria a Firenze, la mitica galleria Inquadrature di Marcello Innocenti. Negli anni in cui realizzai Nuova Rossa ci fu una presa di coscienza sullo sterminio degli indiani d’America: ricordo i film “Soldato Blu” e “Piccolo grande uomo”. Volevo sottolineare (come ancora faccio dedicando alcune opere ai grandi capi indiani americani) il valore di uomini che difesero la loro identità culturale. Mi fu assegnato Ottobre, come mese da rappresentare. I colori autunnali raccontano proprio la fine di una stagione, il tramonto dell’estate, una dolce malinconia… e questa malinconia io l’ho dedicata al capo-guerriero Nuvola Rossa.

Intorno all’affresco di Fabio De Poli durante l’evento Castagno di Maggio - percorso lento “Il borgo museo” - Foto: Rachele Salvioli, 12 maggio 2019


Ci racconti del borgo di Castagno: che rapporto esisteva tra voi artisti e gli abitanti, oltre alla famiglia Paloscia?

Erano molto accoglienti, ci ospitavano con gentilezza, curiosità, diffidenza… ma garantiva Tommaso! Ottimi pranzi. Grande Pro Loco.

Un’altra curiosità: esiste un ricco archivio su tutti voi artisti del Museo all’aperto di Castagno ad eccezione di una sola artista, Chiara Coda che - insieme a Diana Baylon - è tra le uniche due artiste donne ad aver contribuito (con tre sculture) alla collezione delle opere d’arte realizzate per il borgo in quegli anni. Sembra che nessuno in paese si ricordi di lei, eppure qualcuno deve per forza averla vista e conosciuta! Lei sa dirci qualcosa? Può aiutarci a svelare questo mistero?

Su Chiara Coda non so niente, è il famoso mistero di Castagno. Diventerà un CULT.

“La Madre”, una delle tre sculture di Chiara Coda presenti nel Museo all’aperto di Castagno. Foto: Rachele Salvioli, 12 maggio 2019


Quest’estate 2019, a Castagno abbiamo ripristinato la tradizione avviata negli anni ’70 da Tommaso Paloscia, ospitando sei artisti (di cui cinque donne!) provenienti da tutto il mondo, per una residenza di due settimane. Ci hanno così lasciato nuove opere d’arte che vanno ad impreziosire ulteriormente il Borgo Museo di Pistoia. Cosa ne pensa di questa iniziativa? Quali altre opere le piacerebbe vedere nel nostro borgo? Quali artisti o che tipo di artisti ci suggerisce di invitare e coinvolgere nel progetto per continuare ad arricchire ed espandere il Museo all’aperto di Castagno?

Vorrei vedere a Castagno opere di giovani artisti perché Castagno potrebbe diventare un luogo di memoria per loro come lo è per noi. Ma mi raccomando sceglieteli BRAVI!!!

Fabio De Poli davanti al suo affresco “Ottobre” il giorno in cui ci ha promesso che lo avrebbe restaurato! Foto: Rachele Salvioli, 12 maggio 2019


Concludo l’intervista con un ringraziamento da parte di tutto il CdP staff & degli Abitanti: GRAZIE di cuore, gentilissimo Fabio, per aver mantenuto la promessa e quindi restaurato l’affresco. È meraviglioso poter vedere di nuovo tutte “le emozioni, i sentimenti, i colori” del suo e del nostro “Ottobre”. Grazie!

“Ottobre” di Fabio De Poli in tre foto di Elena Mazzoni Wagner, Ottobre 2019

Castagno di Maggio 2019 - percorso lento "Il borgo museo" - FOTO

Qui il foto racconto del primo percorso lento “Il borgo museo” organizzato per la prima edizione di Castagno di Maggio, anno 2019!

GRAZIE di cuore a tutte le persone che hanno partecipato! Un grazie speciale a: le meravigliose guide Ilenia (CdP staff), Elena e Susanna (FAI giovani Pistoia); tutto il FAI giovani Pistoia per la preziosa collaborazione; Simonetta Paloscia, Enrico Bandelli e Fabio De Poli per le loro autentiche testimonianze; e poi il Comune di Pistoia per il sostegno a questa nostra programmazione di percorsi lenti tra arte e natura… Grazie a tutti! CdP staff & Pro Loco

Il nostro weekend insieme a @WhatItalyIs & @TravelOnArt

Testo: Matilde Amendola - Foto: Matilde Amendola e Joana Mendes

La scorsa settimana (sabato 27 e domenica 28 aprile) abbiamo inaugurato la nostra stagione eventi 2019 con il “LABORATORIO PER UNA NUOVA NARRAZIONE DEL #BORGOMUSEO”: un weekend formativo organizzato da CCT-SeeCity per conoscere come si raccontano borghi e musei attraverso il web e i social media. Gli ospiti che ci hanno accompagnato sono stati What Italy Is e Travel On Art. Un’esperienza davvero interessante ed utile per i partecipanti, e ovviamente anche per noi che ci occupiamo di raccontare al mondo il Borgo Museo di Pistoia.

Vuoi sapere cosa è accaduto? Continua a leggere!


COME SI RACCONTA UN BORGO

Sabato 27 — All’arrivo dei partecipanti e di Giuseppe Mondì (cofondatore della community di storytellers What Italy Is, attiva soprattutto su Instagram), la Pro Loco di Castagno ha offerto caffè e dolcetti cucinati dalle donne del paese. Un piacevole inizio di una bellissima e calda giornata primaverile. Aldo Romagnani (presidente della Pro Loco) ha poi guidato la visita al borgo: abbiamo così appreso la storia di Castagno, anticamente paese di taglialegna, costruito in pietra con le rovine di un Castello che non esiste più.

Ci siamo inoltrati tra le strette e talvolta ripide vie del borgo incontrando alcuni “nuovi” abitanti come il fumettista Riccardo (famoso in paese anche per avere il miglior cespuglio di rosmarino dove fare la spesa), o come il pittore Pieralberto e la restauratrice Sarah che si sono trasferiti qui con i figli da pochi anni. Sono entusiasti di vivere in un luogo dove le stagioni si distinguono ancora e dove esiste un vero e proprio rapporto con i vicini di casa. Inoltre, ha raccontato Sarah: “Castagno profuma. Ogni volta che, tornando qui dalla città, scendo dall’auto, riconosco immediatamente e respiro il suo profumo. E che tramonti! E poi la notte si vedono benissimo le stelle!” - Proseguendo la passeggiata, scopriamo presto che la popolazione castagnola non è soltanto “umana”: Castagno è anche il paese dei gatti, quasi ogni famiglia ne possiede almeno uno (solo quattro sono di Sarah e Pieralberto). E se gli abitanti umani sono circa 70/80… potete immaginare!

Dopo la visita per il borgo, la Pro Loco ci ha accolti per il pranzo: tutti gli alimenti in tavola rigorosamente fatti in casa o a km 0; croccante schiacciata appena sfornata, affettati toscani, acqua dalla fontana del paese… e poi loro, i tortelli ripieni fatti a mano dalle donne del paese (con una pasta finissima ed un ripieno davvero goloso), una ricetta tipica di Castagno.

Dopo pranzo, siamo rimasti alla sede della Pro Loco per trascorrere il pomeriggio imparando “Come si racconta un borgo” con la lezione tenuta da Giuseppe Mondì di What Italy Is. I consigli di Giuseppe sono stati utilissimi per capire meglio quali strumenti utilizzare per raccontare un territorio ed in particolare come poterlo fare sfruttando la forza del visual storytelling. Oggi la velocità di scrolling sui social media è sempre maggiore, ecco perché è fondamentale scegliere la piattaforma adatta al proprio target e fornire contenuti di qualità, con l’obiettivo di “bloccare” lo sguardo pigro e distratto, e continuamente stimolato da immagini, dell’utente sulle proprie pubblicazioni. Per fare questo è necessario raccontare con veridicità, in modo lineare e con uno stile personale, perché è a questo che l’utente si affeziona. All’autenticità di un luogo deve corrispondere un racconto autentico, o viceversa: l’immagine che si vuole raccontare deve corrispondere all’identità unica del territorio.


COME SI RACCONTA UN MUSEO

Domenica 28 — Nonostante le nuvole minacciose, la mattina dopo ci siamo ritrovati ancora alla Pro Loco che ci ha nuovamente accolto con dolcetti e caffè. Dopo l’arrivo delle ospiti Anna e Anastasia di Travel On Art, siamo ripartiti in compagnia di Aldo ma stavolta alla scoperta delle opere d’arte che contraddistinguono il borgo di Castagno e che infatti dal 1975 lo rendono un Museo all’aperto. Con noi anche Simonetta Paloscia, figlia di Tommaso Paloscia, il critico d’arte a cui è dedicato il museo in quanto fondatore. Simonetta ci ha fatto rivivere i momenti della sua infanzia e gioventù trascorsi nel borgo, quegli anni in cui insieme famiglia soggiornava a Castagno nei mesi estivi. Quegli anni in cui insieme alla Pro Loco, il padre organizzava il “Premio Castagno Nazionale di Pittura”, invitando artisti che avrebbero poi donato le proprie opere al borgo (per saperne di più, leggi qui!). Aldo racconta che l’animo artistico di Castagno aveva preso vita già nel corso degli anni precedenti, gli anni ‘60 quando venivano organizzate le extempore di pittura: I premi erano modesti, in molti casi si vinceva un prosciutto. Solo molti anni dopo è stato istituito il premio in denaro. Gli artisti vincitori regalavano la propria opera alla Pro Loco.

Sebbene nel corso degli anni questa tradizione culturale sia andata perduta, sembra ci sia la volontà da parte del borgo di ripristinarla. Tra gli abitanti ci sono anche alcuni artisti: Riccardo è un fumettista, il vicino Luciano un pittore, Sarah una restauratrice e il marito Pieralberto un pittore con lo studio sulla strada sotto casa (sarà felice, dopo qualche chiacchierata, di mostrarvelo). Inoltre la Pro Loco vuole avviare un programma di residenze d’artista a partire da quest’anno (vedi la CALL for Artists).

Dopo la passeggiata per il paese, abbiamo camminato fino alla stazione ferroviaria, una fermata ancora attiva della storica linea Porrettana, che secondo Anna e Anastasia di Travel On Art è in assoluto una delle stazioni più belle in cui siano mai state! E hanno aggiunto: “la location perfetta per un film di Wes Anderson”. E come dar loro torto? Non capita spesso di visitare una stazione così immersa nel verde, dalla quale il treno passa solo qualche volta al giorno. Noi siamo stati fortunati: non appena arrivati, ecco che abbiamo scorto il treno per Pistoia uscire dalla galleria.

Dopo il pranzo alla Pro Loco (che propone sempre prodotti e ricette locali) è stato il turno della lezione di Anna e Anastasia. Esperte di comunicazione, collaborano con musei ed altre realtà culturali; oltre alla passione per l’arte abbinata al viaggio (che raccontano sul loro blog e i social media - Facebook ed Instagram), studiano piani editoriali e strategie per una comunicazione corretta ed efficace, in particolare per le realtà più piccole come il nostro Borgo Museo. Con noi hanno approfondito alcuni punti essenziali e abbiamo appreso che l’ingrediente fondamentale è la vicinanza al lettore: avere un’interazione costante con i propri lettori e offrire loro contenuti semplici ed emozionali fa emergere il lato umano del proprio museo; accogliere il visitatore partendo dal mondo digitale per accompagnarlo alla visita sul luogo. E poi abbiamo visto come alcuni format globali, eventi social come #Instameet, #EmptyMuseum e #MuseumWeek - se utilizzati in modo professionale, e magari con il coinvolgimento di storytellers esperti del settore e appassionati del tema - permettano anche ad una realtà piccola come la nostra di ampliare il proprio pubblico. Infine, ci hanno ricordato l’importanza di monitorare i dati online: analizzare i dati relativi al proprio sito web e social media, ci consente di pianificare meglio eventi e contenuti, e ottimizzare quindi il budget futuro, proprio grazie alle informazioni che abbiamo sul nostro target, o meglio, pubblico interessato al nostro museo.


Questo weekend è terminato - (grazie di cuore a chi ha partecipato!) - ma tante altre giornate ti aspettano per scoprire Castagno: se sei interessato ad una visita guidata prenota un tour oppure approfitta degli eventi in programma. Oppure… visita Castagno di Piteccio quando vuoi: il Borgo Museo di Pistoia è gratuito e sempre aperto!